Sono passati ormai tre mesi da quando ho deciso di mollare il tanto ambito posto fisso per intraprendere l’avventura come nomade digitale.
Ho passato 8 anni esatti della mia vita a lavorare ininterrottamente, apprendere, sbagliare, inserirmi nel mondo del lavoro per una strada infinita e sconosciuta chiamata carriera.
Parti dal basso, la cosiddetta “gavetta”, quando sei uno dei più giovani impari tanto, sbagli tanto, devi assorbire tutto quello che ti circonda e tutto quello che i tuoi “mentori” all’interno del tuo posto di lavoro sanno trasmettere e insegnarti.
Ho passato 8 anni esatti della mia vita provando a costruire qualcosa intorno a me, il ciclo naturale della vita: una casa, un bel lavoro, una famiglia.
Nel mio percorso professionale ho sempre trovato delle aziende stupende e dei colleghi da invidiare (sì, se state leggendo vi lovvo tutti), ho sempre amato quello che facevo in ufficio, ma c’era qualcosa che nell’ultimo anno mi ha fatto pensare molto.
La mia vita, a 28 anni e fino alla pensione, non poteva rimanere la stessa che avevo, dovevo uscire dalla routine.
Lavoravo in ufficio e lavoravo come freelance per arrotondare un po’, come fanno tanti altri sviluppatori come me. Fanno comodo, a Milano la vita è cara, gli affitti, specialmente vivendo da soli sono abbastanza elevati e togliersi qualche sfizio diventava difficile se non lavoravo 8 ore al giorno di media per tutti i giorni della settimana (sabato e domenica compresi).
Riuscivo così a viaggiare quando potevo, andare a cena fuori con gli amici e bermi qualche birra in più dopo lavoro, per staccare dall’ufficio prima di lavorare da casa come Freelance.
Non era assolutamente vita, pensare di dover lavorare così per tutto il resto della mia vita fino alla pensione (pensione?), sperare in un colpo di fortuna oppure aspettare di avere uno stipendio tale per cui mi sarebbe bastato per sopravvivere a Milano.
Così ho preso la palla al balzo ed ho organizzato per 8 mesi il viaggio e l’esperienza che avrebbe cambiato per sempre la mia vita, come ho scritto nello scorso articolo dove spiego come organizzare la tua partenza da nomade digitale nel 2020.
Sono partito zaino in spalla, il mio laptop, qualche vestito e tanta voglia di avventura.
In questi tre mesi ho viaggiato tra le Isole Canarie e le Thailandia, tornando ad organizzare le mie giornate per calibrare tempo libero e lavoro (prima era lavoro, lavoro, lavoro).
Ho imparato a dividere la giornata in momenti in cui lavorare, fare skype calls e momenti da dedicare ad attività come tuffarmi nell’oceano o fare rally tra le dune.
Ho imparato a gestire i fusi orari per gestire meglio le mie ore lavorative, che da 8 al giorno tutti i giorni, sono diventate di media 5 al giorno, tutti i giorni.
Ho perso la concezione del tempo.
Non sai più se è Lunedì, Mercoledì oppure Sabato, ogni giorno è un nuovo giorno da scoprire.
Potresti ritrovarti a lavorare con un meraviglioso 4G hotspot in un piccolo paesino della Thailandia accanto alla giungla, come potresti ritrovarti in un coworking di Fuerteventura e fare surf in pausa pranzo.
Non esiste più l’ansia del lunedì, quello stato di ansia che ti assale la domenica quando magari tornando dal cinema, in coda in autostrada, ti fa pensare “ma chi me lo ha fatto fare, domani devo pure tornare a lavorare”. E sì, è già finito un altro weekend.
Ho imparato, definitivamente, a stare da solo, adattarmi da solo.
Ho imparato a fare networking in ambito lavorativo, oltre ovviamente a fare conoscenze negli ostelli per la birretta della sera.
Non c’è cosa più bella ed entusiasmante che vedere il tuo tempo che riprende forma, inizi di nuovo a dare un senso alle giornate, organizzando il tempo come preferisci in base ovviamente alle tue attività lavorative.
Lavori negli orari in cui tu preferisci lavorare (ovviamente se sei un libero professionista), se sei una persona professionale in ufficio, lo sarai anche in un chiringuito di fronte alla spiaggia, non ti preoccupare se “e se poi in quei posti non riesco a lavorare?”, finirai una meravigliosa aragosta cotta sulla brace al momento e potrai tornare nel tuo desk del coworking a lavorare tranquillamente.
Non avere timore di strappare le radici da tutto quello che hai costruito.
Si puo’ ripartire sempre da zero, quello che è importante è che tu svolga il tuo lavoro con il sorriso, con la serenità di una persona che non ha rimorsi o rancori, ricca di vita.
Non avrai più pesi, non sentirai le spalle appesantite dalla routine, dal traffico oppure dai colleghi sempre arrabbiati.
Quindi cosa aspetti? Candidati per posizioni full remote ed inizia il tuo viaggio da adesso!
Hai domande, commenti o riflessioni? Sono qui ad ascoltarti e risponderti molto volentieri per ogni curiosità o critica riguardo l’argomento.
Cheers! 😉